Benzina più cara al mondo: l’Italia come si piazza?

Ultimo aggiornamento: 28.03.24

 

Accise e tasse incidono fortemente sul prezzo al litro del carburante in Italia, che si posiziona in alto nella classifica mondiale dei Paesi dove lo si paga di più

 

Dove si trova la benzina più cara al mondo? Non in Italia, per fortuna, anche se il nostro Paese occupa un posto piuttosto importante su scala mondiale. Le ragioni sono note e centro di un forte dibattito tutto interno che poco ha a che vedere con le dinamiche geopolitiche e le trattative sul prezzo al barile del greggio.

Il paradosso più grande? In costante calo, il prezzo della materia prima è in picchiata da tempo, tanto che le grandi aziende coinvolte corrono ai ripari da tempo. Eppure, fino a poco tempo fa, in Italia il prezzo della benzina in autostrada raggiungeva bellamente i 2 euro al litro.

Per contrastare il riscaldamento globale e le devastanti conseguenze che questo comporta, gli stati stanno adottando misure diverse. Su questa scia si colloca il Superbonus 110% del Governo, abbattendo i costi per le ristrutturazioni che migliorano il consumo di risorse energetiche. Nel frattempo, dalla California arrivano notizie discordanti riguardo la proposta di smettere di vendere auto a gasolio e benzina entro il 2035.

In Italia, lo scorso 14 e fino al 17 gennaio c’è stato l’ennesimo sciopero dei benzinai. Malgrado il prezzo per litro tra i più alti in Europa, i guadagni per questa categoria di lavoratori rimangono molto bassi.

 

La classifica del costo benzina al litro

La stila periodicamente l’osservatorio indipendente Global Petrol Prices e nell’ultimo aggiornamento disponibile riporta questi dati preoccupanti.

Il prezzo è indicato in dollari e si riferisce a un litro di benzina

Italia 1,773

Portogallo 1,782

Grecia 1,791

Danimarca 1,799

Finlandia 1,813

Norvegia 1,887

Paesi Bassi 1,950

Repubblica Centrafricana 2,028

Siria 2,039

Hong Kong 2,359

 

Il peso delle accise

È interessante notare che dove costa di più la benzina in Europa è in quei paesi detti PIGS fino a pochi anni fa. La Grecia teatro di una recessione drammatica negli ultimi anni, il Portogallo e l’Italia hanno rasentato il rischio default per poco dopo la crisi del 2008. Qui, il carico importante serve anche a ripagare il debito pubblico. Ma quello del “caro benzina” in Italia non è un fenomeno recente. Da sempre si usa questo bene di prima necessità per spalmare in maniera universale e su tutti i cittadini, contribuenti o no, la quota di tasse e imposte.

Dette accise, rappresentano una grossa fetta del prezzo al dettaglio del carburante nelle nostre pompe di benzina. Gravano sul peso complessivo del “caro benzina” per un 30% circa, secondo le ultime stime. In più a questo valore va aggiunto il carico dell’Iva. Se le prime non sono una prerogativa solo nostrana, e anche altrove insieme alla benzina si compra altro, il peso dell’Imposta sul valore aggiunto è a prezzo pieno, cioè il 22%.

Nel numero delle tasse impensabili si conta di tutto, dagli indennizzi ai terremotati dell’Irpina, del Friuli e del Belice, rispettivamente datati 1980, 1975 e 1968. E se questi sembrano debiti ormai in prescrizione, allora è bene sapere che una piccola quota è ancora imputabile al finanziamento della guerra in Etiopia, 1935/36.

Il costo della benzina in Italia serve a sua volta come serbatoio di entrate che lo Stato destina alle situazioni emergenziali. Rappresenta di fatto un ingresso da gettito fiscale di cui la pubblica amministrazione non è in grado di fare a meno. Ovviamente, un discorso simile vale anche per il prezzo del diesel in Italia.

 

Perché varia il prezzo della benzina

In generale, si considera che le oscillazioni relative al prezzo dei carburanti dipenda, seppure non in maniera esclusiva, dal prezzo del greggio al barile. Il petrolio, essenza sulla quale si fonda tuttora la società occidentale, si estrae da una delle aree più instabili del pianeta. Per antonomasia. Inoltre, l’instabilità dei mercati è nota sin dagli anni ’70. Nel 1973 dalle tensioni intestine dei paesi dell’OPEC derivò una delle più drammatiche crisi economiche d’Europa, la cosiddetta crisi energetica.

Delicati equilibri nei rapporti tra le nazioni determinano il prezzo più basso o più alto anche oggi che l’importanza del petrolio nelle nostre economie è destinata a scemare. E, come già accennato, va detto che il prezzo della benzina in Italia risente in maniera diretta delle scelte politiche interne. Per questo motivo, ogni anno, sappiamo che nella calza della Befana potrebbe comparire una nuova accisa sulla benzina.

 

Dove costa di più la benzina nel mondo?

A Hong Kong si considera che l’aumento del costo della benzina sia stato del 400% negli ultimi dieci anni. E noi ancora a lamentarci del prezzo dell’olio motore 5W40 o del 5W30 al momento della revisione.

La ragione? Anche qui pesa in massima parte il carico delle imposte. Si considera che in Cina il carico delle tasse sia tra i più alti. Come spesso succede, l’analisi dei fenomeni economici e sociali di questi paesi è preclusa agli occidentali. Le ragioni profonde delle decisioni politico-economiche non vengono rese note e gli elementi a disposizione si rivelano sufficienti solo a formulare ipotesi non prive di fantasia.

Eppure questo dato appare irragionevole se paragonato alla caduta a picco dei prezzi del greggio che ha caratterizzato il 2020. L’anno della pandemia di Covid-19 ha registrato il più grosso calo della domanda di carburante nella storia della nostra civiltà motorizzata.

La netta riduzione degli spostamenti, via terra, mare e cielo, ha determinato un crollo verticale dei prezzi. Le riserve di greggio si sono pressoché esaurite, la domanda così scarsa ha determinato un blocco nelle attività estrattive. Di fatto, lo scenario futuro si presenta incerto con gravi incognite che pesano sulla ripartenza economica su scala mondiale.

 

 

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